Il clavicembalo di Bach
17 Giugno 2019
L’ interesse e la riscoperta del clavicembalo sono sicuramente legati alla musica di Johann Sebastian Bach, che ha scritto innumerevoli opere di diversa difficoltà per clavicembalo e organo.
Che tipo di clavicembalo usava o possedeva Johann Sebastian Bach ? Quale strumento è storicamente più adatto per eseguire la sua musica ?
Ritengo che le musica di Bach sia talmente eccelsa e composta in maniera cosi intellettuale che eseguendola su qualsiasi strumento, armonica a bocca compresa, non perda la sua intrinseca bellezza.
Tuttavia volendo avvicinarsi il più possibile alla concezione sonora propria delle opere bachiane vale la pena effettuare una ricerca storica per verificare quale clavicembalo Bach avesse a disposizione.
Cosi come accade in una poesia, se tradotta in un’ altra lingua ne conserva la bellezza, tuttavia i suoni e l emozioni dell’ originale vanno perduti.
Bach ha operato su basi regionali, al contrario di Händel che ha avto occasione di viaggiare in Europa, per esempio in Italia.
Per questa ragione probabilmente ha potuto suonare i clavicembali costruiti dai cembalari della Germania del Nord, o forse anche cembali francesi,
considerata la grande influenza artistico culturale che la Francia aveva in questo periodo sulla corte tedesca.
Nel 1719 Johann Sebastian Bach incontrò il Margravio di Brandenburgo, Christian Ludwig, presso il castello di Berlino. In questa occasione suonò sul clavicembalo a doppia tastiera costruito da Michael Mietke (Berlino, 1665–1729), cembalaro di corte.
I due strumenti costruiti da Mietke si trovano ancora oggi nel Castello di Charlottenburg, uno a singola e l’ altro a doppia tastiera.
All’ epoca di Bach e Händel i centri di produzione di clavicembali in Germania si trovavano a Hamburg, con la famiglia Hass e Fleischer, Christian Zell, a Hannover con Christian Vater, a Berlino con Michael Mietke, a Dresda con la famiglia Gräbner, e a Freiberg e Strassburg con la famiglia Silbermann.
Bach stesso, durante il suo impiego presso la corte di Köthen (1717-1723), per al quale furono composti i Concerti Brandeburghesi (1721), ordinò un clavicembalo a Mietke, che ritirò personalmente (come dimostrano i resoconti contabili di corte).
I clavicembali di Mietke, e similmente gli strumenti di Christian Zell (Hamburg, 1683-1763), sono costruiti ispirandosi in parte alla scuola italiana, in parte a quella francese.
Questa cultura “di sintesi” caraterizza in generale la cultura tedesca del tempo, e non è da intendersi come una mancanza di originalità, bensi come una consapevole contaminazione di diverse culture ed esperienze, che vengono riunite e fuse per creare qualcosa di nuovo.
La cassa è costruita su modello italiano, con un fondo in abete al quale vengono incollate le fasce, e anche le proporzioni delle tastiere, con un punto di bilanciamento piuttosto avanzato e un tocco rapido e scattante, ricordano la scuola italiana.
La tavola armonica e i suoi elementi invece sono realizzati su modello della scuola francese. Da notare i ponticelli piuttosto alti rispetto agli strumenti francesi, e le proporzioni della tavola nella parte dei bassi, che creano volutamente un effetto molto bilanciato fra bassi e acuti, ottimo per rendere la scrittura contrappuntistica.
Lo strumento di Mietke ha una estensione originale di quasi cinque ottave, da FA1 nei bassi senza FA1 diesis, fino a mi3 negli acuti (59 note).
Le due tastiere, con accoppiamento a cassetto, comandano due registri da 8′ e uno da 4′.
Il liuto, che si trova comunemente sugli strumenti francesi (ma non su quelli italiani) è assente.
Johann Sebastian Bach,
Sonate per violino
e clavicembalo
Clavicembalo copia Michael Mietke,
William Horn, Brescia 1999
Sonata in Sol Maggiore
BWV 1019, Allegro
Giuliano Carmignola,
Andrea Marcon
La favola che i cembali di Bach avessero un registro da 16′ è nata da un cembalo costruito dalla famiglia Harras (attiva in Thüringen presso Großbreitenbach), che nel ventesimo secolo è stato proclamato, senza fondamento, come cembalo appartenuto a Bach.
Sulla base di questo strumento, le varie fabbriche del tempo (per es. Wittmayer, Sperrhake, Neupert) hanno costruito strumenti senza alcuna base storica, e senza alcuna qualità fonica, con il registro 16′ e pedali per il cambiamento dei registri.
Il registro di 16′ snatura la struttura stessa del clavicembalo. Le corde dei bassi, per potere suonare in modo soddisfacente, dovrebbero essere lunghe circa tre metri, perciò si utilizzano corde ricoperte in rame (come nel pianoforte), che risultano del tutto inarmoniche, ovvero non emettono un suono di altezza e timbro determinato (fenomeno conosciuto in fisica come “effetto campana”).
Inoltre le corde di 16′ schiacciano il ponticello del registro di 8′, con il nefasto risultato che tutto lo strumento perde in sonorità e qualità timbrica.
Si nota esaminando gli strumenti di Mietke e Zell, che i cembalari tedeschi hanno seguto procedimenti costruttivi molto rigorosi, come per esempio la coda curva per seguire la curva del ponticello nella parte dei bassi.
Risulta quindi impensabile che un disegno strutturale cosi perfetto potesse essere contaminato e snaturato dall introduzione di un registro di 16′.
Gli unici esempi originali di un 16′ si trovano su strumenti di Hieronymus Albrecht Hass (Hamburg, 1689-1752). Un costruttore del tutto eccentrico, che ha realizzato diversi cembali per cosi dire sperimentali, come un clavicembalo a tre tastiere e con registro di 2′.
Si tratta di strumenti tecnicamente interessanti ma che sicuramentte non posso essere rappresentativi della cultura musicale del tempo.
Agli inizi della mia carriera ho scoperto gli strumenti di Mietke in seguito ad una conversazione con Gustav Leonhardt (1928-2012), al quale ho posto il quesito, su quale cembalo fosse piu adatto per eseguire la musica bachiana.
Leonhardt mi aveva consigliato ed incoraggiato a costruire una copia del clavicembalo di Michael Mietke, che ho realizzato per la prima volta nel 1998.
Questo strumento è stato inaugurato a Brescia nel 1999 da un concerto di Andrea Marcon.
Successivamente è stato utilizzato per incisioni e concerti da Andrea Marcon, Gustav Leonhardt, Bob van Asperen, Kenneth Gilbert, Jean Rondeau.
Il musicologo Carlo Bianchi ha effettuato uno studio approfondito su questo cembalaro e sui rapporti fra Bach e Mietke.
L’ articolo che potete scaricare qui, raccoglie e sintetizza varie ricerche in merito che si sono susseguite nel corso di questi anni.
In questo viaggio alla riscoperta del mondo sonoro di Bach possiamo idealmente accompagnare il Maestro nel suo viaggio da Köthen a Berlino, dove magari per collaudare il nuovo cembalo avrà suonato per la prima volta la cadenza del quinto Brandenburghese…
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